Ci lascia il grande Andrea Camilleri
"Se potessi vorrei finire la mia carriera seduto in una piazza a raccontare storie e alla fine del mio 'cunto', passare tra il pubblico con la coppola in mano".
La morte dello scrittore non giunge inattesa, no, da un mese il Maestro, ricoverato al Santo Spirito di Roma in seguito ad un arresto cardiaco, versava in condizioni più che critiche. La sua morte, però, ci colpisce come quella di un amico o di un parente a cui siamo stati legati da affetto, stima e gratitudine e ci fa sentire certamente più soli. Perché Camilleri non è stato soltanto uno dei più grandi scrittori della nostra epoca, un “cuntastorie” affabulatore e il papà di Montalbano, Camilleri, innamorato della vita, della verità, della parola ha aiutato tutti noi ad amare la vita, la verità, la parola; e i suoi “cunti”, i suoi personaggi, come quelli di un moderno, lucido e visionario cantastorie ci hanno aperto occhi e orecchie sulla nostra realtà, sulle sue contraddizioni, miserie e mistificazioni. La sua Sicilia è lo specchio in cui tutta l’Italia può riconoscersi e, volendo, sforzarsi di cambiare.
Colto, curioso, rigoroso, ironico, elegante, misurato e geniale, nei suoi oltre 100 libri, tradotti in 30 lingue, ha esplorato tutti i generi letterari, dal romanzo storico, alla saggistica e al giallo senza mai annoiarsi e annoiare con la sua scrittura apparentemente semplice e la sua lingua inventata: «L'italiano mi diventava generico- diceva- le sfumature mi mancavano. E allora ho usato una specie di shaker e, a poco a poco, ho cercato ambiziosamente di creare una terza lingua che fosse tutta mia e il risultato di questa commistione. Per noi siciliani l'italiano è rimasto un atto notarile»
E- siccome “l’essenziale è invisibile agli occhi” - neanche la cecità lo ha fermato: non potendo scrivere ha cominciato a dettare le sue storie, inventandosi “un teatrino visivo mentale che mi aiuta a tenere in mente quello che ho appena dettato” e portando a teatro il suo Tiresia per raccontare “una storia più che secolare che ha avuto una tale quantità di trasformazioni da indurmi a voler mettere un punto fermo a questa interminabile deriva…. Voglio sgombrare una volta per tutte il campo da menzogne, illazioni, fantasie e congetture, ristabilendo i termini esatti della verità”.
Nella sua ultima intervista televisiva ha detto: “Mi preoccupa il mondo. Forse qualche studioso può dirci perché il mondo sta ruotando al rovescio. Ancora qualche anno e si rischia di tornare all'età della pietra. Ma ho una fiducia sconfinata nell'uomo e nella donna. Credo che l'umanità riuscirà a uscire bene da qualsiasi situazione. Il sapere, chi ce l'ha lo deve seminare come si semina il grano. Il sapere non è un'élite, ma l'uso quotidiano. Quando avverrà saremo veramente uomini sulla terra".